E’ arrivato ormai il freddo, e si cercano alternative economiche ma allo stesso tempo efficaci per riscaldare la propria casa. La tendenza di quest’anno è senza dubbio il “ritorno al camino” uno degli strumenti più diffusi nelle case italiane. Sono numerosi gli impianti che sfruttano le biomasse per il riscaldamento domestico e per l’acqua calda, come la vecchia “cucina economica”, molto funzionale nelle aree montane, fino ai moderni termocamini o alle centrali termiche di quartiere. Secondo una stima di Itabia, ammonta a circa 30.000 MW la potenza installata di medie e piccole apparecchiature per la produzione di calore domestico con biomassa. La maggior parte di queste apparecchiature sono però poco efficienti, con rendimenti medi intorno al 30%, contro l’80% che potrebbe essere ottenuto con stufe e caminetti di moderna concezione, e un’elevata produzione soprattutto di polveri. Nulla come un caminetto acceso riesce a riscaldare non solo gli ambienti ma regala anche piacevoli e romantici momenti. Sulla sua efficacia però dobbiamo spezzare una lancia a suo sfavore. In genere un caminetto normale è poco efficiente, come dicevamo più dell’80% dell’energia che sprigiona dalla legna infatti se ne va per il camino. Da alcuni anni però il mercato offre caminetti a ventilazione forzata (come le stufe) che possono essere integrati con il riscaldamento della casa. Parliamo dei famosi termocamini, che grazie ad un vetro termico che permette di vedere la fiamma, propagano acqua calda nei caloriferi dell’abitazione, distribuendo il calore ovunque.
Il mercato offre dei moduli per trasformare facilmente il proprio caminetto in un termocamino, riducendo i lavori di muratura, ma migliorando l’efficienza e riducendo l’inquinamento dei fumi. Il camino è particolarmente vantaggioso se nel posto in cui si vive si riesce a reperire legna di qualità a prezzi modici e senza dover fare chilometri. Ma ovviamente bisogna fare attenzione all’impianto che si sceglie. Uno sguardo alle stufe tradizionali. Questo tipo di sistema funziona per irraggiamento, riscaldano praticamente solo in prossimità. Scarsa efficienza energetica ed inquinamento sono i punti deboli delle stufe a legno, salvo per abitazioni molto piccole o per scaldare parti di casa. Discorso diverso per le tradizionali stufe a maiolica o a ole, un sistema di riscaldamento tipico delle zone alpine del nostro paese. Costruite in materiali refrattari, abbastanza costose, hanno una capacità di riscaldamento maggiore e possono diventare l’unica sorgente termica della casa o del piano, se posizionate e costruite in maniera corretta. Una soluzione molto economica, vantaggiosa soprattutto nelle aree montane non servite dal gas metano e dove il costo della legna è sensibilmente minore.
Come ormai noto esistono stufe studiate per essere alimentate anche a cippato di legna (legname sminuzzato) e a bricchetti di legna (una sorta di ceppi di legna ma fatti di segatura pressata), oltre alle stufe a pellet. Quest’ultime assai diffuse grazie alla possibilità di essere alimentate anche una sola volta a giorno e quasi del tutto automatizzate.
E’ importante dire che caminetti e tutte le stufe in genere (tranne pellet), producono una maggiore quantità di particolato sottile e catrame, molto dannosi per la salute. Caminetti e stufe in cui la combustione entra in contatto con l’aria della casa, contribuiscono a diffondere nell’ambiente domestico sostanze inquinanti quali metalli pesanti e formaldeidi. La legna, infatti, soprattutto nella parte della corteccia, può contenere metalli pesanti derivanti dall’inquinamento atmosferico o del terreno e rilasciarli durante la combustione. La formaldeide, una sostanza cancerogeno, si sprigiona principalmente dalla combustione di colle e resine usate nella fabbricazione di lamellati e truciolari. E’ pertanto assolutamente sconsigliato bruciare legno verniciato, trattato e truciolare, o ancor peggio qualsiasi altro scarto: oltre a danneggiare la vostra stufa o il vostro caminetto danneggerete anche la vostra salute.
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